Lo scorso 1 febbraio si è spento Giovanni Salio (Nanni per chi lo conosceva e gli era vicino), lasciando un vuoto incolmabile e un’eredità preziosa per chi fa della nonviolenza e delle battaglie per i diritti in un mondo più giusto lo scopo del proprio agire. Nanni è stato un ambientalista, uno scienziato e un attivista della nonviolenza. Si è occupato di ricerca, educazione e azione per la pace, ed è stato tra le voci più autorevoli della cultura nonviolenta in Italia.
Antimilitarista fin da giovane, negli anni ’70 ha partecipato con altri attivisti del Movimento Internazionale di Riconciliazione e del Movimento nonviolento alle lotte per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza al servizio militare.
Nanni si era laureato in Fisica, era diventato ricercatore nella facoltà dell’Università di Torino (per la quale era stato anche docente dal 1980 al 2000) e aveva cercato di coniugare i suoi studi all’impegno politico: erano infatti gli anni della guerra fredda e del pericolo dell’olocausto nucleare. Nel 1982 aveva aderito, insieme ad altri scienziati, alla nascita dell’Unione Scienziati Per Il Disarmo (USPID), che aveva l’obiettivo di fornire informazione e analisi sul controllo degli armamenti e il disarmo.
Nel 1982 fu tra i fondatori a Torino di un Centro Studi sulla non violenza (http://serenoregis.org/) dotato di una biblioteca ed emeroteca specializzate sui temi della pace, dell’ambiente e dello sviluppo, che nel 2014 ha ottenuto il riconoscimento dalla Soprintendenza per i Beni Archivistici del Piemonte e Valle d’Aosta. Per tanti anni – ricordano gli amici e sostenitori del Centro Studi dando comunicazione della sua scomparsa – è stato infaticabile sostenitore della nonviolenza espressa in tutte le sue forme: dalla riflessione teorica alle manifestazioni di protesta contro la guerra, dalla raccolta di testi e documenti all’avvio di iniziative per la pace: convegni, proiezioni di film, incontri con testimoni. Il suo lascito culturale è attualissimo, prezioso e vitale.
Tutti ricordano e rimpiangono il calore della sua umanità, della sua attenzione per tutte e tutti, la generosità e l’esempio della sua testimonianza rigorosa e coerente. Il motto di Gandhi “Vivere semplicemente, per permettere agli altri semplicemente di vivere” , è stato da lui perseguito con costanza e determinazione.
Ecco le sue parole a proposito della morte:
“La «grande livellatrice», l’«eterna vincitrice», ci ricorda la nostra fragilità e l’impermanenza di tutte le cose, suggerendoci di essere più umili, saggi, distaccati, profondi.”
Per conoscere la vera dimensione dell’immenso lavoro svolto da Nanni Salio: