I recenti, drammatici eventi di violenza scatenata dal fanatismo religioso hanno evidenziato quanto difficile sia oggi convivere tra culture e religioni diverse, quando i presupposti stessi di quei depositi di sapienza siano stati dimenticati o travisati.
L’”altro” e il “diverso” hanno sempre rappresentato una sfida per gli uomini, un banco di prova sul quale misurare le proprie possibilità di arricchimento o, al contrario, di impoverimento morale e spirituale.
In un mondo accecato dalla violenza e dalla divisione, spesso immemore delle straordinarie occasioni di incontro che in passato si sono realizzate, all’insegna del rispetto e del riconoscimento reciproco, la via d’uscita sta nell’e-ducazione, ossia nel portare alla luce la parte migliore dell’uomo, più spirituale e meno legata alla paura e all’egoismo. In questo senso è straordinaria l’opportunità offerta dal sentiero della nonviolenza (al centro del sistema educativo delle scuole di villaggio ASSEFA) e dal sentimento che il bene dell’individuo è strettamente legato al bene di tutti.
Nelle nostre scuole, nella stessa classe, convivono in armonia ragazzi appartenenti ad almeno tre tradizioni religiose: l’induista, la musulmana e la cristiana. Il percorso di studi che questi ragazzi compiono prevede da sempre anche l’insegnamento della “nonviolenza” come vera e propria materia di studio.
I frutti di questa scelta didattica, e prima ancora spirituale, si possono comprendere leggendo la testimonianza che vi proponiamo, spontaneamente resa da Murugan, abitante di un villaggio del Tamil Nadu, genitore che descrive i cambiamenti notati nella figlia:
“Mia figlia Sivasankari frequenta la scuola Sarva Seva da 12 anni. All’inizio era una studentessa di medie qualità, come tanti altri. Era piuttosto possessiva, bisticciava di frequente con le sorelle e i fratelli, spesso mancava di rispetto ai familiari, Ma negli ultimi anni ho notato che è molto cambiata: quando le ho chiesto che doni desiderava per il suo compleanno, ha proposto di condividere alcuni regali con i compagni più poveri della sua classe. E vedo che anche in casa ora condivide più generosamente le cose con i fratelli. La nonna è molto contenta di lei, perché spesso la aiuta senza brontolare. Anche in cucina si offre spesso di aiutare sua madre, e la ascolta più di prima.
Visto che non riuscivo a capire i motivi di questo cambiamento, sono andato a scuola a parlare con la sua insegnante. E sono stato orgoglioso di sentire che mia figlia va molto bene a scuola, in tutte le materie. L’insegnante mi ha spiegato che Sivasankari sta imparando la nonviolenza, non solo in teoria ma mettendola in pratica giorno per giorno. Attraverso l’educazione della scuola Sarva Seva mia figlia sta sviluppando doti di amore, riconoscenza, spirito di servizio, pazienza, rispetto per gli altri. Sono convinto che lei e i suoi compagni di scuola diventeranno buoni cittadini del mondo.”