Mia figlia Sivasankari frequenta la scuola Sarva Seva da 12 anni. All’inizio era una studentessa di medie qualità, come tanti altri. Era piuttosto possessiva, bisticciava di frequente con le sorelle e i fratelli, spesso mancava di rispetto ai familiari. Ma negli ultimi anni ho notato che è molto cambiata: quando le ho chiesto che doni desiderava per il suo compleanno, ha proposto di condividere alcuni regali con i compagni più poveri della sua classe. E vedo che anche in casa ora condivide più generosamente le cose con i fratelli. La nonna è molto contenta di lei, perché spesso la aiuta senza brontolare. Anche in cucina si offre spesso di aiutare sua madre, e la ascolta più di prima. Visto che non riuscivo a capire i motivi di questo cambiamento, sono andato a scuola a parlare con la sua insegnante. E sono stato orgoglioso di sentire che mia figlia va molto bene a scuola, in tutte le materie. L’insegnante mi ha spiegato che Sivasankari sta imparando la nonviolenza, non solo in teoria, ma mettendola in pratica giorno per giorno. Attraverso l’educazione della scuola Sarva Seva mia figlia sta sviluppando doti di amore, riconoscenza, spirito di servizio, pazienza, rispetto per gli altri. Sono convinto che lei e i suoi compagni di scuola diventeranno buoni cittadini del mondo.
Murugan
Sono davvero orgogliosa di essere una ex-allieva, attualmente insegnante nelle scuole Sarva Seva. Ho frequentato la scuola elementare ad Andipuram, e le secondarie ad Ayyanarpuram, dove attualmente insegno Tamil. Le scuole Sarva Seva sono davvero un’opportunità in quest’area, dove i villaggi sono molto poveri e isolati. E’stata la scuola ASSEFA ad aiutarmi a esprimere i miei talenti, e ad insegnarmi – oltre alle materie scolastiche- anche a diventare una cittadina responsabile. A scuola mi piaceva molto occuparmi del giardino e degli animali, ed è così che ho sviluppato grande interesse per la natura.
Una volta diventata insegnante ho anche imparato ad allevare galline, conigli e capre. E quando ha preso avvio il gruppo di donne che tenevano mucche e raccoglievano il latte, ho svolto per loro dei corsi di formazione. Mi appassiona molto insegnare, e insieme aiutare gli studenti ad apprendere delle abilità e a costruire il loro carattere. Ho continuato gli studi fino a prendere un titolo universitario, e adesso mi occupo anche della formazione degli insegnanti. Oltre alle materie accademiche sono interessata a sviluppare nuove competenze, per esempio a tenere un orto scolastico, a gestire un negozio nel complesso scolastico, ad allevare galline e capre. Considero tutte queste attività come parte della mia responsabilità.
Rajendran
L’INDIA… un amore che ho cercato e che ho rincorso per tre anni, da quando Alberto ed io abbiamo deciso di adottare una bambina a distanza attraverso un’associazione che si chiama ASSEFA.
C’è chi dell’India si innamora, chi dall’India torna sconvolto, ma l’India è da vedere, è da capire, è da scoprire!!! Io me ne sono innamorata fin dal primo momento in cui siamo atterrati all’aeroporto di Chennai.
Oggi siamo ospiti alla scuola di Mettupatty, quella frequentata dalla nostra figlia adottiva, la piccola Ruby. Sono emozionata come una bambina al suo primo giorno di scuola; da un anno aspetto questo momento. Arriviamo in fondo al viale ed eccoli lì che ci stanno aspettando, sono più di mille, schierati come un vero e proprio esercito in miniatura. I bambini intonano l’inno nazionale o comunque un canto tipico del loro paese che ti fa accapponare la pelle. Al momento dell’alzabandiera dall’alto scende una cascata di petali.
Entriamo in un’aula dove i bambini sono divisi in nove gruppi. L’insegnante ci spiega che nella stessa aula, ogni gruppo studia una materia diversa: storia, geografia, matematica ecc…
Terminata la lezione usciamo in cortile, eccola lì…la piccola Ruby, oh mio Dio com’è bella!!! Mi ero preparata un sacco di domande ma davanti a questo splendore rimango ammutolita. Con l’aiuto dell’insegnante parliamo un po’ con lei; ha una sorella più piccola di nome Gittika, la sua materia preferita è il tamil… Giochiamo insieme a lei con la palla, è bravissima a saltare alla corda, ci presenta orgogliosa le sue compagne di classe. Ma arriva troppo presto il momento di salutarci. La vedo correre verso di me e buttarmi le braccia al collo, la sollevo e la stringo forte a me. Mi viene da sorridere pensando a quanto è magrolina, ma poi le lacrime hanno il sopravvento e scoppio in un pianto dirotto… A malincuore ci dirigiamo verso il pulmino e quando mi giro vedo la bimba in piedi sui gradini insieme alle compagne che mi saluta e mi manda un bacio… Vorrei non dovermene andare via, non così presto, non so nemmeno quanto tempo passerà prima di poterla rivedere e chissà se riuscirò a rivederla.
Normalmente viaggiamo per veder luoghi a noi sconosciuti, o per incontrare i nostri cari a lungo non visti; li facciamo per vedere con gli occhi luoghi lontani, per sentire profumi intensi e nuovi, per rilassarci in un luogo perduto o esotico, o per circondarci dei colori di un incantevole giardino o dei rumori di una metropoli affollata, ma piena di vita. Ma sono pochi i viaggi come questo che facciamo per la nostra anima, circondati dal calore di un abbraccio, dai sorrisi che ti toccano il cuore e dagli sguardi colmi di felicità.
Barbara Pallavicini
Non potrò dimenticare un bambino di nome Akash che frequenta la IV elementare in una scuola, dove lo abbiamo visto simulare una medicazione di pronto soccorso per farci capire l’attività dei “Kutty doctors”. E’ accaduta una cosa bellissima: lui ha voluto scrivere il suo nome e quello della scuola sul mio quaderno, poi voleva che io gli dessi la mia penna, ma non ho potuto lasciargliela perché non ne avevo altre. Dopo un minuto lui mi ha rincorso in cortile per darmi un pacchettino fatto con un foglio di quaderno: dentro c’era una rosa e una penna rossa, la sua penna! In quel momento ho pianto e l’ho abbracciato chiedendogli cosa voleva fare da grande e lui mi ha risposto: “Doctor”. Un bambino ancora piccolo, ma già determinato e in grado di lasciarti un messaggio così forte! Questo non si può e non si deve dimenticare!
Antonietta Colucci
Qual è il senso profondo di un sostegno a distanza? Secondo me significa lavorare per il futuro non solo dei propri figli e nipoti, ma dell’intera umanità. Allargare il proprio sguardo, il raggio della propria azione, partecipare e prendersi cura di una realtà che, anche se al di là della nostra esperienza fisica, riguarda tutti noi in quanto inquilini del pianeta, persone che condividono la stessa sorte.
Questa è la possibilità che ci viene offerta dal sostegno a distanza. E’ qualcosa di cui forse con cogliamo interamente la portata, perché spesso ci fermiamo all’aspetto e alle motivazioni emozionali del nostro gesto e fatichiamo a immaginare le conseguenze positive che avrà nello spazio e nel tempo. I bambini che oggi sosteniamo cresceranno e per tutta la vita conserveranno il ricordo del bene ricevuto. Questo li spingerà a compiere a loro volta gesti di bene nei confronti del loro prossimo e così, un poco alla volta, il mondo diventerà migliore.
Il fatto che questo avvenga anche con il mio piccolo contributo mi riempie di gioia e di gratitudine per chi mi ha dato l’occasione di fare questa esperienza, che altrimenti non sarebbe stata possibile.